In seguito dello sviluppo delle tecnologie informatiche è aumentato in maniera esponenziale il rischio di violazione della privacy, circostanza che ha comportato da parte dell’Unione Europea, l’emanazione del GDPR, cioè del Regolamento europeo n. 679/2016 di protezione dei dati personali. In particolare viene riconosciuto il diritto di ognuno all’autodeterminazione informativa, ossia il diritto di decidere a chi consentire l’accesso ed il trattamento dei propri dati personali.
Sulla scorta di tale principio molti si sono chiesti se questo diritto di autodeterminazione consenta di negare all’Amministrazione Finanziaria l’accesso ai propri dati, specie nel rapporto tra privacy e redditometro. Sul punto erano già intervenute due sentenze di merito, la dottrina e il Garante della privacy, ma il nodo è stato definito dalla Suprema Corte, che con l’ordinanza n. 17485 del 4 luglio 2018, ha affermato la piena legittimità del redditometro, che non viola alcun diritto alla privacy dei contribuenti.